Sarà banale ma a me piace ricordarlo così:
Ero fresca di università, con una scelta importante alle spalle e ricordo come se fosse oggi i minuti in cui ho sentito questo discorso.
Lavoravo per un’azienda americana, inventavo nuovi prodotti e Lui in quei pochi minuti era diventato il mio guru.
Stay hungry, stay foolish
Siate affamati, siate folli
Per anni, dopo quel giorno è stato il mio motto sul desktop al lavoro e a casa.
E non mi sono mai arresa all’idea di cambiare il mondo, come lui diceva, perché chi veramente crede di poterlo fare è colui che ci riesce.
Ed i device e tutto il resto, sono solo risultati.
Importano le persone che sono state toccate, la semplicità, lo spirito.
Importa che l’azienda che era la sua vita, lo ricordi con una foto a sfondo bianco e gioiosa e non a lutto, importa che tutti parlino di visionario e di genio, di follia e di diversità.
La grandezza di quest’uomo era tale da non essere mai stato un predicatore, ma uno che dimostrava con le proprie azioni: era lui il primo ad essere visionario e folle.
Ha puntato sui giovani, è caduto e si è rialzato un’innumerevole quantità di volte.
Eppure alla fine, neppure lui ce l’ha fatta contro il cancro.
E’ un giorno triste per i sognatori e per i malati.
Ed è un giorno terribile per chi Steve l’ha conosciuto davvero, la sua famiglia, le sue bambine, sue moglie. A loro il mio pensiero forte e commosso.
Steve Jobs lascia un vuoto, in questo mondo al collasso economico e la sua scomparsa sembra chiudere un’epoca fatta di grandi sogni americani e di conquiste. Quasi un presagio.